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Su e giù per i ponti di Venezia con un pezzo del mio cuore ritrovato

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Venezia… eh già venezia, per noi padovani raggiungere la città lagunare è una routine, per studiare, lavorare, o semplicemente per una passeggiata.
Vi devo confessare che io sono un’italiana anomala non amo moltissimo la venezia turistica, non mi piacciono, la confusione, il caldo le orde di turisti che seguono un’unica via. Io preferisco la città lagunare in autunno quando una nebbia l’avvolge, andare ai banconi del mercato e parlare con i pescivendoli, hanno sempre qualche storia da raccontare, e perdermi tra i ponti e le callette.

 

Oggi ho una motivazione fortissima per amare questa città; sono alla ricerca di un pezzo del mio cuore che si era nascosto quando io e la mia amica d’infanzia Giovanna ci eravamo perse di vista.
La vita è imprevedibile, ti leva qualcosa per poi ridarti altro, ed è questo il mio caso.
Io e Giovanna ci siamo conosciute bambine, condividevamo la stessa passione per il tennis, ore ed ore passate sui campi ad allenarci. Siamo cresciute insieme condividendo gli stessi amici, quante corse con la bicicletta per raggiungerli in piazza e pasare con loro ore spensierate.
Eravamo sempre insieme, vivevamo in simbiosi, ci siamo confidate i primi flirt, le stesse ansie…poi come spesso succede la vita ha separato le nostre strade !

Ma ora dopo quasi 20 anni ci siamo ritrovate, ed è stato come se questi 20 anni non fossero mai passati, abbiamo ritrovato la felicità di stare insieme. Certo ora siamo adulte e mature, Giovanna ha una bellissima famiglia, una bimba meravigliosa e simpaticissima, fa un lavoro molto interessante, ma la cosa che mi ha mi sconvolto è che condividiamo la stessa passione per il food, i prodotti della nostra bellissima terra, il mangiar sano, il pane, i viaggi, ecc….
Lei ne ha fatto un lavoro io solo una grandissima passione, ma la cosa strana è che da ragazzine mai e poi mai avevamo parlato di queste cose. Immaginate quindi la sorpresa quando l’abbiamo scoperto.
Ero in ufficio immersa nei miei pensieri lavorativi, quando vedo che la tua faccina si illumina, mi scrive Erica che dici di venire a Venezia ed andar per Bacari ?
Ti faccio fare un giro poco conosciuto dai turisti dove potrai assaggiare i veri “spuncioni” veneziani nei locali di un tempo.
La mia faccia la potrete immaginare…sono entusiasta, accordarci sulla data non è stato facile entrambe impegnate, ma finalmente ce la facciamo.

Io e la mia reflex partiamo destinazione Venezia e Giovanna.

Come faccio a scegliere le foto di Venezia da postare?
Ogni calle, ogni ponte ogni palazzo qui trasuda storia.
Come faccio a farvi sentire l’odore salmastro e il rumore che c’è qui?
Credo sia impossibile.

 

 

Giovanna mi aspetta fuori della stazione dei treni e subito cominciamo a chiacchierare, la giornata è bella e passeggiare è piacevole.
Chiacchierando del più e del meno ci inoltriamo in calle poco battute e scopro degli scorci di Venezia che non conoscevo.

Con l’aiuto di qualche libro vi riassumo la storia dei Bacari.

Il bacaro (pron. bàcaro), o bacaréto, è un tipo di osteria veneziana semplice, dove si trova una vasta scelta di vini in calice (ómbre o bianchetti) e piccoli cibi e spuntini (cichéti), caratterizzata da pochi posti a sedere e da un lungo bancone vetrinato in cui sono esposti i prodotti in vendita. Più raro è il caso di bacari che servono piatti più elaborati o che offrono un vero e proprio servizio di ristorazione. I bacari vengono frequentati sia da turisti sia da abitanti del luogo. Oltre al vino, i bacari servono anche le caratteristiche bevande note come “spritz”.
l nome bacaro viene dai “bacari” (singolare: bacaro), un termine che, a sua volta, si vorrebbe derivato da “Bacco”, dio del vino. Secondo un’altra teoria, deriverebbe da “far bàcara”, espressione veneziana per “festeggiare”. “Bacari” era il nome attribuito, un tempo, ai vignaioli e ai vinai che venivano a Venezia con un barile di vino da vendere in Piazza San Marco insieme con dei piccoli spuntini. Il bicchiere di vino che si beveva si chiamava “ómbra”, perché i venditori seguivano l’ombra del campanile per proteggere il vino dal sole. Per evitare il faticoso trasporto ogni giorno, si cercava in seguito un locale fermo, che si usava come magazzino e come mescita.

 

Questi tipici locali si differenziano dalle comuni osterie per via della modalità di consumazione dei cibi, per il modo in cui questi sono presentati al pubblico, e per le dimensioni e struttura degli ambienti interni. Il bacaro, quindi, è solitamente di piccole dimensioni, con pochi posti a sedere, banconi con sgabelli simili a quelli dei bar e vetrine in cui vengono esposti i cibi. Questi, di solito, vengono acquistabili a pezzo, al fine di comporre un piatto con diversi tipi di prodotto diverso. Il bacaro viene visto sia come un esercizio di ristorazione per il pranzo, sia come luogo di aperitivo. I turisti tendono a servirsi di tali esercizi per farvi un vero e proprio pasto completo (anche una decina di pezzi), mentre gli abitanti di Venezia lo usano perlopiù come un ritrovo per bere, o una tappa di più locali in una serata destinata al bere, e il cibo è solo un accompagnamento (uno o due pezzi), in modo da non assumere le bevande a stomaco completamente vuoto. Sono due filosofie completamente diverse nella fruizione dello stesso posto ed entrambe, ai giorni nostri, possono essere ritenute “principali”, nonostante il bacaro sia nato perlopiù come luogo d’aperitivo piuttosto che di pranzo o cena.

 

 

 

Alcuni bacari sono frequentati da turisti, ma ce ne sono altri, più
nascosti nei piccoli vicoli, che sono frequentati da veneziani a cui
piace “andar a cicheti” (o fare il “giro d’ombra”), che vuol dire andare
al bacaro, trovare degli amici e bere un “ombra”. Il vino della casa si
chiama sempre “ombra”; al bacaro non si trova solo del vino semplice ma
può esservi anche una grande scelta tra vini di alta qualità.
Tradizione in voga tra i pensionati, soprattutto a Cannaregio, è fare il
giro dei bacari partendo dal ponte delle Guglie e arrivando fino a
Santi Apostoli.
Ci sono anche i Bacari “moderni”

 

 

 

 

 

Poi arriviamo finalmente a mangiare in assoluto la miglior polpetta di carne di Venezia

 

 

 

E’ impossibile per me stilare una classifica dei Bacari, ogni locale ha una peculiarità, il mio consiglio è quello di perdersi per le calli e scoprire questi localini carichi di storia.
Siate curiosi e distinguetevi dalla massa.

 

Cos’altro vi posso dire?
Per me è stata una giornata emozionante con la mia amica al fianco a fare quello che più ci piace.
Da adesso amerò Venezia con tutto il mio cuore, il mio cuore di ragazzina.
Giovanna grazie per la bellissima giornata, la rifaremo molto presto.

One Response

  1. Vi ho scoperto solo oggi e già mi sto perdendo nel leggervi tanto è bello il vostro blog.
    A Venezia purtroppo riesco ad andare poco nonostante non sia lontana ma avere qualche nome di bacaro da provare mi pacerebbe tanto…me lo scrivete carissime ? grazieeee

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